Per l’attuale ricerca artistica, l’indifferenza nei confronti della gran massa di stimoli visivi giunti dal mondo cosiddetto globale è impraticabile. Giovani disinvolti, capaci di intuire il potenziale dal basso, ognuno di loro si sente chiamato a tenere in considerazione la cultura di massa, sempre più spesso definita cultura globale prima ancora che cultura pop, tentando di avere un rapporto personale, soggettivo e quindi diretto con la realtà. Si configura così una generazione di artisti assetati d’immagini che ne digerisce e metabolizza una grandissima quantità, traendone palese ispirazione per far saltare la linea di confine tra l’arte e gli altri ambiti d’intrattenimento, rinverdendo il significato della parola contaminazione. Erede del Romanticismo, questa spinta creativa è vitale, pop e gioiosa, in grado di coltivare parallelamente tanto le atmosfere più decadenti, misteriose o mostruose in scala ridotta, che quelle ascetiche, limpide e senza peccato dal piglio monumentale. Raccontare questa differenza è l’obiettivo di CONTRASTED e dell’ultima antinomia dal titolo ASCESA/DECADENTE.
Esorcizzare il disagio attraverso la caustica ironia, il sarcasmo oppure attraverso l’allucinazione del sogno e dell’incubo è l’imperativo dei Muzakiller Foundation.
Costruire e modellare forme brutali, allestire rappresentazioni disturbanti e tuttavia produrre reazioni energetiche e vitalizzanti è lo scopo.
I Muzakiller Foundation usano un linguaggio sintetico, costituito da una gamma cromatica piatta, che ben si sposa con l’atmosfera sgraziata dei personaggi. Quelli modellati dal duo sono infatti, volti umani invecchiati, corpi dalle viscere esplose, parassiti e teschi che richiamano sia le fisionomie delle catacombe palermitane, quanto le illustrazioni per l’universo della musica underground. Entità metafisiche, con inclinazioni verso le metamorfosi lussureggianti, figurine di raggelante allucinazione che s’ispirano alle famosissime rappresentazione della Santa Muerte messicana e in generale all’universo del sincretismo religioso sudamericano. Si tratta di esseri metamorfici, dalla natura incerta, delineati tramite l’uso di materie plastiche che evocano l’antico fascino dei decadenti per il disfacimento dei corpi. Le trasformazioni fisiche e lo studio degli incidenti mortali sui corpi dei tanti animali catalogati dal duo, offrono alla vista il risultato della loro wunderkammer, riproponendone con fedeltà straordinaria sventramenti, squarci e organi interni dichiaratamente artificiali, saturi come sono di materia colorata. Tra il fumetto underground e la musica industrial, il duo si fa autore di immagini scomode, in cui si mescolano elementi orrorifici, subito erotici, a volte macabri ma molto spesso seducenti. Altre volte si presentano personaggi ibridi, esseri in cui la dissezione umana si fonde con quella zoomorfica, al fine di generare nuove entità biologiche. Anatomia ibrida collocata in un contesto aberrante, abitato da creature con braccia e gambe ramificate, di immediato richiamo al logoro zombie o all’infinita schiera di apatici vampiri.
Quella di Andreas Senoner è tentativo riuscito di pacata ascensione. Realtà trasfigurata da un pensiero altissimo che si avvale del coinvolgimento di una sorta di afflato contemplativo. Sculture in legno da trattarsi come eventi sensuali dove l’attenzione è tutta concentrata nella creazione di uno spazio altro, sollevato dal peso della materia, lontano dalla quotidianità, dalla quale si vuole escluso proprio in nome di una sorta di pudore che non impone edificazioni ma svela e restituisce sotto una nuova luce ciò che c’è già. Una scultura dal sapore antico dove tutto è in primo piano e dove il colore o le materie fuse al legno sono interventi controllati, materie di recupero colorate e attente. Tutto è proteso ad assolvere la propria funzione che, pur riferendosi ad un’iconografia rinascimentale sa non soccombere di fronte al peso della Storia dell’arte. Per non piegarsi ad essa, Senoner ha dalla sua, il non appartenere che alla montagna altoatesina capace di infondergli un confronto sereno non imbrigliato nella retorica ossequiosa o nello stereotipo di un nostalgico passato cui sottomettersi. Ogni lavoro sembra rappresentare un aspetto particolare di un’idea generale che cerca di interpretare l’Uomo come ostacolo alla comprensione di se stesso. Accedere a livelli di autoconoscenza tramite la creazione di intrecci e la ricerca di una serena complicità tra l’opera e l’osservatore è la finalità di Senoner e ciò lo spinge verso una forma sempre in bilico tra astrazione simbolica e figurazione magica, con strutture dal contegno solenne. Questi giovani ragazzi solitari, dal volto sereno e intenso, si presentano dunque come icone prive di passionalità, sospesi sul filo di un’enigmatica narrazione. Ragazzi congiunti a germinazioni estranee alla natura umana, che si trasformano in elementi dall’intrigante ambiguità: segreti svelati o verità cariche di interrogativi queste figure aprono una voragine sulla vertigine dell’esistere contemporaneo prive come sono di risposte definitive.
Tentativo di soluzione
Tenere insieme i contrasti significa mettere in tensione entrambi i termini e farsi carico, sopportare e quindi accettare, la loro contraddittoria coesistenza. Ciò comporta inevitabilmente una relativizzazione delle nostre certezze a favore di uno spazio intermedio nel quale permettere che gli opposti si fronteggino. Si agisce dunque a favore del molteplice, abbracciando lo sfaccettato e approvando il discorde, rassegnandosi a sacrificare l’univocità: ad ogni visione del mondo, ne corrisponde un’altra di segno contrario che problematizza il presente, scaturisce quesiti ma produce anche una maggiore comprensibilità del Reale. L’arte proposta nei tre esperimenti di questo progetto, sta tutta in questo tenere insieme i contrasti facendo un doveroso elogio alla vivacità e intelligenza del dubbio, cui spesso si contrappone peraltro una verità unica stagnante e spenta.
Matilde Puleo