Anime care

Giugno 22, 2017

In collaborazione con il Dipartimento della Gioventù della Presidenza del Consiglio, la Regione Toscana, la Provincia e l’assessorato alle Politiche Giovanili del Comune di Arezzo prende avvio il progetto VISTI DA VICINO, presso l’Informagiovani di Arezzo. Naturale prosecuzione dello sportello giovani artisti, presenta “da vicino” il loro lavoro e si configura come stimolo alla presentazione del proprio lavoro. Diretta filiazione del progetto CERNIERE qui si trovano le giovani e più promettenti ricerche artistiche del territorio offrendo loro uno spazio reale, con un pubblico concretamente presente, all’intervista di presentazione.

Dal 26 aprile al 23 maggio 2012

Informagiovani, piazza S. Agostino, Arezzo

 

PRESENTAZIONE

Matteo Benetazzo è un abile disegnatore di realtà complesse e contrastanti.  Varchi visivi  e inquadrature interrotte dal tempo si alternano ai corpi a volte impercettibili e oscurati da una materia densa che fa del disegno un media materico e corposo. Questo è il codice di un linguaggio che sembra avere come scopo la visibilità e comunicabilità della scena. Lunghe indagini sul reale che svuotano la figura dei suoi valori carnali alla ricerca di una purificazione in grado di abitare spazi silenziosi divenuti oggi, in questa ultima produzione più inclini alla monumentalità.   C’è nei volti e sui corpi di questi giovani una consistenza che richiama esempi della tradizione quattro -cinquecentesca. Citazioni al mondo classico con echi tenebrosi e cupi, che suscitano alcuni spunti di riflessione sul valore dell’immagine e sulla forza incontrastata del lento e liquido avanzare di un pennello sui corpi e sulle cose, organizzate secondo schemi geometrici spesso allusive al mondo  astratto. Il disegno diventa guache, campitura materica, terra, cenere, gesso e pigmenti, e dunque  espressione indipendente sia dal disegno stesso che dalla pittura. Una sorta di collage d’immagini che evoca il meccanismo dei ricordi.

 

Le case abbandonate o gli edifici fatiscenti sono spesso nascosti. Guardare quei luoghi attraverso gli occhi di Marianna Rosi significa immergersi insieme a lei in una doppia visione, dove ad affermazione e seduzione corrisponde una sottile malinconia. L’esistenza di questi luoghi negletti è accompagnata da leggende, racconti, storie da raccogliere anche attraverso immagini, tracce abbozzate o storie che scelgono di farsi scoprire.  Attraverso di esse l’artista ci presenta una tipologia di paesaggio urbano fragile e temporaneo come sono del resto, tutte le rovine industriali di qualsiasi grande città. In questo caso, l’artista si è riferita con particolare attenzione alla storia pressoché sconosciuta dell’edificio che ospita proprio l’Informagiovani di Arezzo. Per scongiurare l’oblio, Marianna ci racconta gli ex lavatoi che un tempo trovavano collocazione in un edificio oggi splendidamente restaurato.  Agli antichi casolari, fabbriche dismesse, vuoti cortili in cui molte vite sono passate, si associa l’attuale lavoro su un edificio dove l’umanità (specie quella costituita dalle giovani generazioni) è pertanto la benvenuta.

Matilde Puleo

Comments are closed.